Le Filippine sono infatti il paese con il maggior numero di omicidi politici al mondo e questo fenomeno viene accentuato dalla legalizzazione del fenomeno presente in loco. Tutti sanno e nessuno parla. Nelle isolette del Sud-Est Asiatico, come accadeva in Italia per i clan mafiosi, a nessuno importa se un intero convoglio militare viene fatto annientare da rivali politici.
Le armi sono molto diffuse tra la popolazione delle Filippine, che hanno imparato a fabbricarsele direttamente in casa, già dall'età di 10 anni. E' un vero e proprio culto quello che hanno verso le armi, un po' come quello che si ha in America o in Sudafrica, che porta spesso e volentieri a commettere omicidi facili, senza ripensamenti e spesso senza punizione.
Da cosa nasce tutto ciò? Sicuramente da una educazione imposta dal "più vecchio", da chi, agli occhi della gente, appare come più saggio. Nasce dalla paura di sentirsi annientati dalla società, di sentirsi i più deboli. Allora si impugna un'arma, che ci dà forza e ci fa sentire più importanti: ci rende liberi di regolare i nostri conti con chi ci è nemico.
Non credo che l'atteggiamento presente in questi paesi sia da condannare, poichè sicuramente determinato da motivi insiti nella natura del paese. D'altra parte non è neanche un aspetto da incoraggiare da parte delle popolazioni occidentali, che poco si curano di ciò che avviene dall'altra parte del mondo. Si deve inoltre fare attenzione a non generalizzare: non si deve ridurre un paese pieno di ricchezze ad una mera manifestazione di violenza (sarebbe come dire che l'Italia è bella solo perchè la pizza è buona o è brutta per la presenza della mafia, ahimè tanto conosciuta all'estero).
Ma il vero punto della questione sta nella legalizzazione dell'atto criminoso al fine di far ottenere il potere ad una particolare fazione: è un vero e proprio colpo di stato, così come se ne sono verificati in Europa anche negli ultimi 50 anni. Di sicuro niente di nuovo, anche se il gesto è mosso dalla volontà di essere governati da qualcuno che rappresenti la popolazione e in cui riconoscersi.
Purtroppo questo difficilmente avviene in Italia, dove, a parte estremismi, è difficile riconoscersi completamente in linea con le idee dei politici al governo.
Che fare quindi? Passare anche noi alle armi? Non è la scelta corretta, anche se, laddove i tentativi di dialogo risultano vani, non resta altra scelta che far sentire la propria voce seguendo un'altra strada, che non deve tuttavia essere l'eliminazione fisica degli avversari politici.